Una storia dell'orrore italiana by Paolo Prevedoni

Una storia dell'orrore italiana by Paolo Prevedoni

autore:Paolo Prevedoni [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Mistero, leggenda, superstizione, villa maledetta, fantasmi, diavolo, Apocalisse, allucinazione, demoni, soprannaturale, bene, male, religione, morte
editore: Bibliotheka Edizioni
pubblicato: 2017-07-27T22:00:00+00:00


(7) The Game – Nessuna regola di David Fincher (1997).

Capitolo 19

“Daemon Humanus”

Il dottore era appena andato via.

Massimo sedeva alla scrivania del suo studio, lo sguardo perso a contemplare il grande quadro appeso alla parete. Angeli e demoni in una battaglia infinita, nessun vinto o vincitore, nessun principio, nessuna fine. Solo guerra e dannazione. Per sempre.

Sua madre non era stata bene quella notte, lui e Nina non avevano praticamente chiuso occhio. Una crisi respiratoria, più grave del solito. Era l’età, il medico non aveva potuto far altro che darle un calmante. Tra le righe gli aveva fatto capire che oramai c’era da aspettarselo da un momento all’altro; Beatrice Ceriana aveva imboccato il buio corridoio che portava verso l’uscita.

Il Grande Mistero della fine di ogni cosa.

Massimo volse lo sguardo alla finestra che dava sul parco di villa Cavalli. E poi bisognerà organizzare il funerale e poi pensare al vestito e poi bisognerà andare dal notaio e sistemare un po’ di cose e poi…

Per fortuna c’era Bianchi. L’avvocato si sarebbe occupato di quel triste lavoro. Ma forse quel freddo che sentiva nell’anima non aveva soltanto a che fare con sua madre. Forse era qualcos’altro a fargli paura davvero.

Il grande orologio a pendolo suonò le dieci del mattino e Francesco Romero non si era ancora fatto sentire. La telefonata della sera prima aveva fatto capire a Massimo che le cose non stavano andando bene per lo scrittore. Lo aveva sentito scosso, nervoso, e sembrava non essersi neppure reso conto di averlo chiamato a tarda sera. D’altronde c’era da aspettarselo; Samael aveva cominciato a giocare le sue carte. Presto avremo la nostra possibilità. Forse. O forse si era sbagliato sullo scrittore. E a quel punto lui e Damiano avrebbero dovuto cavarsela da soli.

Nina comparve sulla soglia; gonfie occhiaie scure incorniciavano il suo volto gentile.

«Signor Massimo? Signora Bea dorme. Io credo lei sta meglio.»

Massimo annuì, sorridendo.

«Grazie Nina, tua madre sarà qui a momenti. Quando arriva prenditi pure il resto della giornata. Ho chiamato Oscar, sta venendo qui.»

Oscar era un infermiere che lavorava in una clinica privata della provincia, un tipo in gamba. Massimo lo faceva chiamare quando la situazione variava dalla normale routine gestita dalle due badanti.

Nina aggrottò le sopracciglia e scosse la testa. Non se ne sarebbe andata, non avrebbe mai rischiato di non essere presente se… se fosse successo. Massimo annuì. Nina era una brava ragazza.

Lui, invece, doveva andare.

Arrivò a Casteldelmoro verso le dieci e mezza. Parcheggiò la Mercedes accanto alla piazza del mercato e percorse a piedi Corso Milano. C’era poca gente in giro. Si fermò in un bar che non aveva mai notato prima di allora, ma d’altronde non era così strano; aprivano e chiudevano in continuazione. La crisi mordeva forte, e lungo la via principale di Casteldelmoro c’erano più compro oro che negozi, ormai.

Massimo si sedette al bancone e ordinò un caffè. Un vigile urbano accanto a lui leggeva “Il Corriere di Casteldelmoro”, sorseggiando un prosecco. Borbottava in dialetto oscenità rivolte al sindaco della città. Un dipendente statale che si lamentava dell’operato del comune mentre in servizio tracannava alcol.



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